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Kilauea...la vince!


30 Novembre 2013

E cosi, molto prima di quanto ci aspettassimo, è arrivato il momento di restituire il furgone e di chiudere la prima parte del viaggio.

Per quarantacinque giorni abbiamo vissuto on the road, e che avessimo desiderio di luoghi isolati immersi nella natura, oppure di più organizzati ambienti urbani, abbiamo potuto dare ascolto alle nostre priorità e gioire del meraviglioso senso di libertà che ci ha regalato la vita a bordo di Kilauea, il nostro tamarrissimo furgone a noleggio. Il quale porta molto saggiamente il nome di un vulcano hawaiano e che in lingua originale significa: "nuvola di fumo che sale."


Le miglias sono passate velocissime, e con loro le esperienze e le avventure.
Devo ammettere, con un pizzico di malinconia, che mi dispiace che siano già terminate.
Forse è sbagliato vederla così, forse dovrei pensare a quanto siamo stati fortunati a poter vivere questa esperienza e non a quanto mi rattristi il fatto che sia finita. Ma è facile cadere in tentazione; è come aver assaggiato un piatto straordinariamente gustoso e rendersi conto di desiderarne una seconda porzione, pur sapendo che si tratta di semplice golosità.

La velocità con la quale sono trascorsi questi giorni mi ha fatto ripensare a un’affermazione di Amyr Klink, un navigatore e scrittore brasiliano che ha compiuto diverse simpatiche avventure, come attraversare l'oceano Atlantico a remi e altre cosette simili.
Alcuni anni fa ho partecipato a una sua conferenza, e ricordo che descrivendo l'inverno passato a bordo di una barca a vela, in quell'occasione bloccata fra i ghiacci dell'Antartide, lo definì privo di tempo libero.
Quell'affermazione mi colpì; tutto mi sarei aspettato tranne che un'esperienza del genere fosse priva di momenti vuoti.
Oggi posso in parte comprendere cosa intendesse dire; spostandoci ogni giorno, percorrendo strade e vivendo emozioni con tutta l'intensità di cui siamo stati capaci,  ci siamo ritrovati alla fine di questa prima parte del viaggio senza rendercene conto.
E senza aver avuto mai il tempo di sentirci sazi o appagati.
Nelle ultime settimane poi, mi è sembrato che i ritmi si siano addirittura velocizzati; quasi che cercassimo di spremere al massimo la libertà di movimento che avevamo a disposizione.

E' venuto a trovarci Silvio, il nostro benefattore logistico, che con la sua casina ha completato alla perfezione il settaggio di Kilauea. Con lui abbiamo risalito la costa fino a San Francisco, fermandoci a surfare a Morro Rock e in pellegrinaggio lungo gli scogli di Maverik’s e i quieti viali alberati di Palo Alto. Siamo ridiscesi tutto d'un fiato fino a Los Angeles, per correre una mezza maratona, e poi siamo ritornati a Las Vegas a giocare i famosi quattro dollari. Poi ancora ci siamo spostati a San Diego per mangiare il tacchino il giorno del ringraziamento e per guardare meravigliati onde di oltre tre metri frangersi a Encinitas.
Abbiamo ammirato il tramonto a La Jolla e corso in riva al mare a Santa Cruz, abbiamo lavorato a un progetto nei parcheggi di Starbucks e praticato Yoga in spiaggia a Hermosa.
Abbiamo vissuto, insomma, di un lifestyle del quale è facile innamorarsi, e ora mi è più facile comprendere cosa spinga certe persone a dedicare l'intera vita a viaggiare.
Come il nostro amico Santa Claus per esempio; un signore di una sessantina d'anni con i capelli bianchi e sottili, la barba folta e il pancione gonfio di chi non disdegna la buona cucina.
Lo abbiamo incontrato lungo il cammino e ci ha raccontato di essere partito dal Canada e di voler raggiungere il Messico, in un viaggio che lo avrebbe tenuto lontano di casa per circa sei mesi.
Ci ha confessato di fare la stessa scelta ogni anno; quella di passare l'estate con la famiglia e i mesi invernali viaggiando sul suo furgone. “Non ho intenzione di smettere” ci ha raccontato di fronte al fuco  “finché la salute me lo permette, voglio continuare a viaggiare. E' l'unica cosa che mi fa sentire vivo.”
E' sempre interessante incontrare persone entusiaste della propria vita e delle proprie scelte, anche se devo ammettere che mi ha fatto un po’ tristezza immaginare Santa Claus da solo il giorno di Natale.
Che poi, cos'è che spinge alcune persone a prendere decisioni così radicali?
“Sentirsi speciali e accettare di avere delle manie,” è stata la spiegazione di Santa Claus. “Io, per esempio” ha continuato a raccontarci “ho deciso che non voglio mai più vedere la neve.”
Abbastanza originale come presa di posizione, non c’è dubbio. Ma a me piace immaginare che alle spalle di decisioni così importanti ci sia qualcosa di più che una semplice fissazione.
Io credo che si tratti di un misto d’irrequietezza e di curiosità, di energia e di grinta, di ostinazione e di coraggio. Generati, chi lo sa, magari proprio dal non sentirsi parte degli schemi comuni.
O più probabilmente ha a che fare con il voler vedere cosa succede quando si oltrepassa la tanto chiacchierata soglia di comfort.

Credo che si tratti di tutto questo e di molto altro ancora, ma di una cosa sono sicuro: c’entra anche il culo. 
Non tutti sono liberi di poter scegliere quale vita vivere, e stare dalla parte di chi può farlo, per certi aspetti, è una questione di fortuna.
Noi l’abbiamo avuta, e accidenti quanto è bello averla sfruttata!

Qualunque sia la spiegazione, i giorni assieme a Kilauea sono trascorsi e con loro le miglias, i parcheggi abusivi nei supermercati, le capriole per montare il letto, la sabbia fra i vestiti e l'acqua che non era mai abbastanza; i piatti sporchi ai piedi del letto, i risvegli abbracciati a guardare l'alba, gli hop-hop, il caffè di Mokagialla prima del surf e le avventure nei campeggi.
Queste e tante altre sfumature del nostro viaggio, che era anche il nostro sogno, non le dimenticheremo mai.

Ma soprattutto, da oggi, guardando al nostro futuro che è tutto da costruire, possiamo tranquillamente sorridere. Abbiamo capito che molto dipende dalla nostra volontà, oltre che dalla fortuna. Com’è dipeso da noi decidere di essere qui a vivere questa esperienza.

Come diceva Amyr Klink: "Um dia è preciso parar de sonhar e, de algum modo, partir."*

E poi lo sanno tutti che alla fine... Kilauea, la vince!

Fuck Yeah


Kilauea


 *"Prima o poi bisogna smettere di sognare e, in qualche maniera, partire."

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